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giovedì 30 gennaio 2014

Pivotal Game

Finora non ne avevo parlato, inutile alimentare i ricordi...ma siamo nella stessa situazione dell'anno prima. 2-2 nelle semifinali e clutch game in casa. Contro una squadra che ha dimostrato di saperci dare filo da torcere. E non neghiamolo, chi vince gara 5 e si porta sul 3-2 ha il 75% di possibilità di passare il turno. I giocatori lo sanno, inutile ricordarglielo, inutile dirgli di dare tutto. Lo faranno già.
Inutile raccontare i primi 3 quarti di una partita bellissima. Solo essendo lì, a giocarla, si potrebbero avere le stesse sensazioni. Pure basketball. E pure equilibrio, perchè il punteggio non si schioda, rimane lì. Per noi Bledsoe e Ellis fanno show, per gli Wolves, oltre al solito Love, sono Rubio e un Chase Budinger mortifero dalla panca a dare spettacolo. Entrambe le franchigie giocano per vincere, noi ne abbiamo ancora piu' bisogno, io ne ho bisogno...ma in un finale incredibile, la tripla di Bledsoe ci regala il +5 a 2'00'' dalla fine. Poi è un incredibile Rubio a pareggiare con la tripla e un canestro in penetrazione. Perdiamo concentrazione, andiamo in attacco e Monta sbaglia, sul contropiede un Budinger da 9/11 dal campo spara la tripla del +3 con 50 secondi da giocare. Segniamo un altro canestro da 2 punti con l'eroico Bledsoe (38 punti, 6 rimbalzi, 8 assist e 15-21 dal campo con 5-7 da 3) e mandiamo in lunetta Rubio: 2/2. 10 da giocare. Palla in mano al trascinatore della serata, Bledsoe, per un tiro da 3 punti che vale tantissimo. Ma tantissima è la delusione quando lo "sdeng" si ode ineccepibilmente. E' la fine. 121-118 Wolves, 3-2 e i fantasmi dell'anno prima che riemergono e soffiano alle spalle, come tigri arrabbiate.. E una promessa che sembra essere sempre piu' lontana dal mantenimento...non so se è finita, non credo. Ma si fa durissima.

lunedì 27 gennaio 2014

Re-tied

L'inerzia non è piu' dalla nostra parte. Lo sappiamo bene, andare a giocare a Minnesota dopo averne persa una in casa vuol dire che siamo già in una fase decisiva. Sì, per avere il fattore campo nuovamente a nostro favore bisogna vincerne "solo" una, ma il "solo" potrebbe diventare "miracolosamente" se i Wolves giocano nel modo con cui hanno eliminato al primo turno una contender come gli Warriors.
Gara 3 inizia nel segno di Lance Stephenson, che bagna un 4/4 da 3 nelle fasi iniziali che ci proietta subito in doppia cifra di vantaggio. Per gli Wolves Brewer e Shved provano a dar manforte al frontcourt rendendosi molto pericolosi nelle conclusioni, ma Bledsoe e Gasol scaldano i motori e riusciamo ad andare in vantaggio sul +11 all'intervallo.
Il terzo quarto è di mostruosa intensità, avviene un "rompete le righe" e la difesa va a farsi benedire, canestri su canestri e il ritmo si alza notevolmente condensando transizioni rapidissime e sequenze di grande divertimento per il pubblico...meno per noi, che con Gasol in campo preferiamo un gioco ragionato e riusciamo ad imporre il pick & roll sapientemente. Gli Wolves rientrano, pungendoci con la tripla del -5 a metà ultimo periodo, ma Love è in serata no (3-15 dal campo e solo 11 punti) e non riesce a caricarsi la squadra sulle spalle quando necessario. Finisce 120-110 e andiamo sul 2-1 con Bledsoe MVP (27+6+6) e Gasol ottima spalla (15+14, 7/10 dal campo).

Gara 4 rischia già di essere l'ultima chiamata per gli Wolves, squadra che nei finali concitati e nelle situazioni di svantaggio ha sempre dimostrato di non saperne venire fuori. Ma stavolta non è così. Il primo tempo è un concentrato di spettacolarità, i Wolves pungono con i soliti Love stasera costante al tiro, Shved, Brewer e Pekovic. Andiamo a riposo in parità, 65-65 e con grandissimo equilibrio. Nel terzo quarto riusciamo a costruire un piccolo vantaggio grazie a Monta Ellis che è in grandissima serata e manda in crisi uno come Corey Brewer che non è proprio l'ultimo arrivato in difesa...sembra il momento decisivo, voliamo a +10 (110-100) nonostante l'uscita di Bledsoe per falli, avvincendato da Larkin. E invece non è così. Succede ciò che è già successo molte volte: il buio pesto. In 3 minuti Minnesota torna sotto e ci sorpassa, segnando il 116-116 con Love. Palla nostra, decidiamo di giocare il pick & roll con Ellis ma ci inceppiamo e la conclusione si spegne sul ferro, si va di la ed è ancora KL42 a punire Nowitzki e segnare il +2 con 8.2 da giocare. Tragedia.
Rimessa, si va da Nowitzki in post dopo che Ellis è parso poco lucido nel possesso precedente, Kevin non è un gran difensore e si vede, Dirk prova il gancio ma arriva la mano di Brewer from nowhere a stoppare il tentativo. La vince Corey Brewer ragazzi. Ed è 2-2. Incredibile.







Gara 5 diventa il crocevia: dal buio alla luce, dall'inferno al paradiso. Tutto in 48 minuti. Non nascondiamolo,.è gara 5, ma conta come una gara 7. Io, nel dubbio, metto due o tre cambi di vestiti in valigia...

sabato 25 gennaio 2014

Tied.

58 secondi alla fine. Wolves 102, Mavs 102, palla in mano alla franchigia di Minneapolis. Rubio, su di lui Born Ready Stephenson, prova l'entrata una volta, due, ma Lance non cede, rimane lì a coprire, lo spagnolino capisce che potrebbe ottenere solo un tiro contestato e scarica per Love che sgancia dall'arco con la mano di Nowitzki in faccia. Bucket. E' la fine di una gara 1 stupenda, combattutissima, ove entrambe le franchigie hanno dato tutto e l'andamento non si è mai spostato dai binari dell'equilibrio. Ma sono tre punti che fanno malissimo, perchè il fattore campo tanto agognato nonostante il sesto posto in Conference e ottenuto per miracolo con l'uscita a sorpresa di Golden State, è già stato ribaltato. Così come molte certezze. E solo compattezza e lavoro a testa bassa ci possono aiutare in una Gara 2  già decisiva.
Sbagliarla, scendendo a 0-2 in casa, significherebbe buttare via quanto di buono abbiamo fatto sinora. E la voglia di impedirlo è forte, Ellis comincia subito in grandissima mentre Nowitzki sfodera ancora tutta la classe che gli ha fatto vincere l'MVP portando a scuola Love e Pekovic in post. Ma Minnesota è forte, fortissima, e comincia a metterci in difficoltà di nuovo giocando proprio sui due lunghi e su un Brewer in serata di lusso. Pari all'intervallo, si capisce che non è piu' una sfida di abilità, ma di concentrazione e fame. Poco spettacolo, tanta tensione, punto a punto sperando che i Wolves non infilino un break che potrebbe essere decisivo. Il pubblico esplode per ogni canestro, anche quelli meno spettacolari,  di Monta, vero asse trainante della squadra,
Sono piccole cose che nella testa di un giocatore vogliono dire tanto...e infatti il Mississippi Bullet non si spegne nel finale come suo solito, anzi ci guida in un ultimo quarto tiratissimo e a 50 secondi dalla fine è lui, with the long jumper, a proiettarci sul +5 che chiude la partita e ufficializza i suoi 27 punti conditi da 5 rimbalzi e 7 assist. Kevin Love, eccitatissimo dal giocare finalmente una serie di playoff, prova a rifarci paura con una tripla nei secondi conclusivi ma dispiace: a Dallas si può passare una volta, non due...100-98 Mavs!

Series tied!

giovedì 23 gennaio 2014

All Right

A New Orleans è uno spettacolo incredibile. Qui non si vedevano i playoff dai tempi di Chris Paul, la tifoseria forse era stata freddina nelle prime due gare, complice l'inesperienza nel sostenere i ragazzi in una partita importante, ma ora
si sono organizzati e la vittoria in gara 4  ha riacceso le speranze di TUTTA la città convinta che una vittoria in gara 5 rimetterebbe tutto in carreggiata...Gordon comincia subito bene, Davis è il solito fenomeno a rimbalzo, equilibrio totale che non si rompe né all'intervallo (+1 Pelican), ne a fine terzo quarto (sempre +1 per i locali). Ma poi succede quel qualcosa che tante partite ci ha condizionato in regular season: "the hole". Giochiamo come sappiamo, facciamo le cose giuste, ma il canestro sputa, sputa, sputa. E' il momento d'oro per New Orleans, che ne approfitta e sospinta dai suoi tifosi vola a +15, divario che, nonostante un tentativo estremo nel finale, non riusciamo a ricucire. Finisce 115-106 Pelicans e la serie potrebbe cambiare decisamente direzione: ora la pressione è tutta dalla nostra parte e se dovessimo perdere a Dallas, beh...potrei già pensare di prenotare il biglietto aereo.




E invece no!  il primo scoglio è ufficialmente superato, siamo al secondo turno! I Pelicans si arrendono all'American Airlines Center pur dando tutto, ma le motivazioni per noi erano troppo forti per lasciarci scappare l'ultima vittoria che ci mancava dinanzi ai propri tifosi. Partita degna di un "clutch game", tanta difesa, qualche strattone e pubblico in forte tensione. Le due triple consecutive di Ellis che ci proiettano a +10 nel terzo quarto provocano un'esplosione di gioia, gli ospiti continuano a fare l'elastico fino ad
arrivare a due punti dal pareggio ma nel farlo vanno fuorigiri e finiscono la benzina: li cuociamo a fuoco lento nel quarto periodo con un boato dei nostri ragazzi sugli spalti quando ogni palla brucia la retina, Evans ci crede fino alla fine riportando la sua franchigia sotto la doppia cifra di vantaggio ma due possessi decisivi in attacco di Brandan Wright sanciscono la fine della serie. Clamoroso, per come si era messa la stagione ad un mese dalla fine della Regular Season. E c'è di piu', perchè non sono mancate le sorprese nel primo turno dei playoff. Abbiamo il fattore campo al secondo, decisivo, turno perchè gli Wolves settimi clamorosamente sweepano 4-0 gli Warriors e ci vengono a sfidare in Texas. Sfida molto interessante, due play talentuosissimi (Rubio e Bledsoe) e due lunghi molto simili tra di loro seppur con una netta differenza anagrafica (Love e
Nowitzki)...ma nelle partite che contano serve piu' il fiato o l'esperienza? Sono chiaro coi ragazzi...quel biglietto aereo per la mia Boston lo voglio stracciare a fine serie.

Clamoroso anche l'upset dei Rockets, che da primi assoluti perdono in casa gara 7 con i Blazers che vanno in semifinale di Conference contro i Thunder mattatori per 4-2 dei Kings. A est, gli Heat vacillano in gara 1 ma poi asfaltano i Magic mentre serve "the last game" ai Knicks per sbarazzarsi di Detroit. Tutto facile per Chicago e Cleveland contro Washington e Philadelfia.
Potrebbero essere quattro partite, forse piu', a separarmi dal mio destino. Ma sono certo di una cosa: tutto quello che ho lo darò per far sì che sia un incontro felice.

Il coach.

mercoledì 22 gennaio 2014

The First Four Games #Playoff

0-2. Non poteva essere altrimenti, quello di New Orleans è un campo difficile, a fine progetto: Davis e Gordon sono all'ultimo anno con NOLA e la dirigenza è consapevole che sarebbe stata l'ultima occasione per regalare alle due stelline, ormai affermate, la possibilità di giocarsi l'anello. E ora per loro è durissima! UPSET, nel pullman  al ritorno in Texas si festeggia in tono minore: solo Vodka a fiumi. Non ci riesco a credere, rileggo i tabellini, penso che non sia vero, e invece siamo vicinissimi a superare il primo turno in scioltezza. In gara 1 Nowitzki torna al formato MVP e vola piu' in alto dei pellicani, coadiuvato da un Bledsoe top scorer con 26 punti. La sensazione che la gara sarebbe stata nostra aleggiava già dal primo quarto, il pick e roll funzionava e la scarsa attitudine difensiva dei locali ha fatto sì che ci imponessimo 112-94.

Ma è gara 2 il capolavoro: New Orleans indemoniata, Evans sembra Bryant, Davis Holajuwon, ma Eric sembra MJ...non si può non dire che l'abbia vinta lui: 35 punti, 11 rimbalzi, 8 assist, 5 rubate. Ai playoff, tanto per zittire coloro che lo consideravano uno di quelli che la responsabilità preferiscono lasciarla agli altri. E godiamo, godiamo tantissimo pensando alle sette sconfitte consecutive in RS, al 19-21 e all'undicesimo posto a fine febbraio che sembrava averci condannato.
Non è finita, chiaro, ma ci siamo molto vicini. Gara 3 puzza di ultimo ballo per i Pelicans. E l'American Airlines Center è una bolgia...






Forse l'orgoglio ferito, forse ci distendiamo noi dopo le migliaia di dollari spese al night la sera del ritorno a Dallas. Ma gara 3 è di una sofferenza inaudita, i Pelicans trascinati da Davis e Evans si portano sul +15 a metà partita e cala il gelo. "We ragazzi, ma vi siete spaccati ieri sera? Marc, alza la maglia per favore.". "Ok, ma io..." "Guarda lì! Questi sono almeno 6/7 chili in piu'! Addominali fino a che non si rientra in campo, mentre voi ragazzi vincete questa partita che sennò rischiamo di andarcene a casa prima del previsto e il mio culo smetterà di scaldare la sedia dell'ufficio! Forza forza muoversi muoversi"
Il panciuto spagnolo torna in campo con altra mentalità e comincia a giocare un pick & roll da manuale con Bledsoe. New Orleans non se l'aspetta e pareggiamo a fine terzo quarto, poi, con una grande prestazione di squadra, riusciamo a creare il break decisivo ed imporci. No, scherzavo, Hero-Mode on per Ellis and Bledsoe e il focoso backcourt catches fire a suon di triple e contropiedi salvando la carretta che ormai presentava già numerose falle. Ci imponiamo 107-96 con Eric che referta 17, 9 carambole, 11 cioccolatini e 4 soffiate, ma qualcosa non convince.


 E infatti in gara 4 "the American Airlines Center has silenced". Tutti in blu pronti ad esultare per un passaggio del turno ormai apparentemente scontato, ma fin dalle prime battute si capisce che dovremo tornare a New Orleans. Il -22 di metà partita non lo recuperiamo piu', Davis e Evans dominano mentre noi abbiamo tantissime difficoltà sul fronte offensivo. La difesa è ottima, ma è una di quelle giornate in cui i soliti tiri che entrano per tutta la stagione non ne vogliono sapere di bruciare la retina. Perdiamo 110-98 e la serie torna sul 3-1. Favoriti, sì ma occhio...anche i giornali parlano di "Festa Ritardata", ma in NBA non è finita finchè
non è finita. Coach KobeWars, campione in carica con i Lakers, lo conferma ammonendomi: "E' un allenatore molto promettente, ma ancora difetta di concentrazione. I miei Lakers trassero giovamento dallo scivolone vincendo il titolo l'anno successivo, ma per lui non c'è piu' tempo. Deve imparare a gestire la pressione, non sarà facile".

Serie sul 3-1, si va a NOLA, con l'ultima gara persa e un pubblico caldissimo pronto a sostenere i ragazzi verso un'impresa che a fine gara 3 sembrava impossibile...ma nell'NBA non è finita finchè non è finita. (l'ho già detto...e se lo ripeto è per fissare il concetto) E se i sogni sono fatti per essere infranti...è quello che abbiamo intenzione di fare.

sabato 18 gennaio 2014

Un-Be-Lievable

3 Aprile. Mavs-Lakers, +15 per Dallas e Kobe che cerca in tutti i modi di salvare un pallone in partenza verso il pubblico...cade, il polso si schiaccia. L'urlo. La disperazione nelle facce dei compagni, il pubblico che applaude la sua uscita dal campo. Potrebbe essere l'ultima della sua carriera, sicuramente la fine di un ciclo che col Mamba ha visto i Lakers ai vertici dell'NBA. Con gli ospiti scioccati vinciamo largamente, per poi ripeterci il giorno dopo all'At&T Center di San Antonio contro degli Spurs devastati dagli infortuni grazie a un Bledsoe che, dopo i 26+8+9 del giorno prima, si ripete andando ad un rimbalzo dalla tanto agognata tripla doppia.

Terzo giorno di fila "in da court", si torna a Los Angeles ove lo Staples Center è semivuoto: la questione Kobe ha assunto i termini di un lutto per i tifosi lacustri, ormai demoralizzati e con la testa alla prossima stagione. La stanchezza la fa da padrone e Terrence Williams sembra avere subito qualche influsso da Kobe, forse tramite imposizione delle mani, visto che la mette anche da casa sua. Stiamo sotto tutta la partita ma mettiamo il muso avanti con una schiacciata da "are you kidding me?" Di Monta a 58 secondi dalla sirena. E portiamo a casa la quinta W consecutiva.

La serie sembra dover finire a Phoenix, 4th game in a row, ed effettivamente siamo così stanchi che subiamo 28 punti dal figliol prodigo Wayne Ellington e da un Beasley sempre piu' enigmatico. Ma nel finale, grazie a un mai domo Born Ready e a un Nowitzki che segna a sorpresa 22 punti dopo che a Los Angeles il giorno prima era entrato in campo col bastone, pressiamo sull'acceleratore e filiamo a 6 vittorie di fila. Da segnalare anche Ellis che, 4/17 dal campo, la sua tripla doppia la tira fuori comunque. Questa io la chiamo dimostrazione di cuore, soprattutto da parte del #41 che continua a strappare applausi e fa sembrare tutto facile...

Abbiamo ingranato, è ovvio. A Dallas i quotidiani scrivono che "amazing happened", in realtà erano vittorie assolutamente ottenibili in scioltezza, ma noi eravamo in fondo al tunnel solo un mese prima mentre ora la luce dell'uscita la vediamo forte e chiara, così come l'aria fresca che finalmente annusiamo. Settima vittoria di fila che arriva in casa con i Jazz, insieme alla sicura qualificazione ai playoff. Poi si torna sulla terra. Sì, perchè a Dallas arrivano i Rockets, dominatori della Regular Season. Finisce 137-130 per loro, con un Barba impressionante e assolutamente unstoppable su tutti i fronti.
Signori, questi non li vorrà nessuno ai playoff. Ma, ad ulteriore dimostrazione di quanta fiducia abbiamo, nel return match a Houston li battiamo. Di un punto, con Harden che ci fa tremare a 5 secondi dalla fine col jumper del -1 e Monta che sbaglia i due liberi successivi, ma li battiamo. Ed è una prova di forza INCREDIBILE perchè in ben pochi quest'anno avevano espugnato la città dei lanci spaziali.



Si arriva all'ultima partita, a Minnie. C'è da mettersi a ragionare e fare calcoli, ma Wanda non riesce a "farmi concentrare "e ci metto due ore a capire la situazione. Rockets, Warriors, Pelicans e Thunder sono in sequenza già qualificate e a posizioni stabilite. Quinti i Kings (32-25), che giocano l'ultima in casa con Golden State. Se perdono e noi vinciamo con Minnesota (31-26 come noi) siamo quinti e becchiamo OKC. Non il massimo. Meglio arrivare sesti e vedersela con i Pelicans, oppure paradossalmente perdere con gli Wolves (32-26 come noi) ed arrivare settimi giocandocela in difesa con Golden State. Al Target Center uno sguardo alla partita e uno al tablet con i risultati delle altre partite, onoriamo l'impegno al meglio e vinciamo con un Nowitzki ancora stratosferico nonostante un piccolo infortunio (quarta di fila con piu' di 20ppg) ma l'attenzione è tutta a Sacramento...e sì, il suicidio californiano avviene, i Kings vincono, finiamo sesti e saranno Pelicans! Sfida dura ma non durissima, hanno ben quattro stelle (Holiday, Gordon, Evans, Davis) ma un sistema di gioco che per quanto abbiamo potuto vedere è ancora acerbo...insomma, possiamo farcela! A Dallas è un tripudio di striscioni "#believeinMavs", sono dappertutto...tanto noi la pressione non la sentiamo, no?





mercoledì 15 gennaio 2014

Something happened.

Sì, qualcosa è successo. Non so se è colpa delle mie notti folli post Jenny-Drama ma ho la netta sensazione che a discapito dei risultati, che dicono 6W4L a marzo e record di 25-25 in piena bagarre per i playoff, la squadra abbia ingranato.

Cominciamo nel modo peggiore, perdendo in casa con Knicks e Pistons: la seconda partita è l'emblema di come NON abbiamo difeso: 137-130 con un Monroe da 44+24  che costringe Gasol a mettersi a piangere nello spogliatoio stringendo forte il bambolotto regalo di sua mamma, ma poi troviamo la quadratura e inanelliamo un filotto di sei vittorie sei con Phila, Indiana, New Orleans, Washington, Atlanta e Denver. Nel mezzo c'è spazio anche per due L contro i Nets (evitabile) e a Chicago (ove non c'era proprio trippa per gatti: leaders a est e seri candidati per il titolo).

 In tutte queste W c'è un elemento in comune: concediamo meno di 100 punti a partita. Finalmente difendiamo! Lance come 3 si comporta benissimo, anche se un po' undersized, ed inoltre da quando è titolare viaggia a piu' di 20 punti a partita. Gasol dopo lo stupro subito da Monroe si dimostra un muro e anche Monta ed Eric sembrano aver tratto giovamento dal nuovo asset, prendendosi meno tiri e mettendo a referto percentuali piu' efficaci. Certo, ci sono ancora alcune macchie, ma la base di partenza è ottima, e mai come adesso ci serve essere squadra.
Perchè a aprile arriveranno 5 incontri in 6 giorni: vs Lakers, @ Spurs, @ Lakers, @Suns, vs Jazz. Nonostante i nomi altisonanti sono tutti lottery team, e sarebbe l'ideale vincerne almeno 4 per poter affrontare piu' a cuor leggero il doppio confronto con Houston paurosa dominatrice a Ovest e la partita finale contro i T'Wolves che si spera non sia decisiva...in fin dei conti dobbiamo solo arrivare alle WCF, no?

Comincio a fare le valigie...

lunedì 13 gennaio 2014

Tradito.

Le tre vittorie consecutive a fine gennaio ci avevano fatto vedere la luce in fondo al tunnel. La vittoria esterna sui Clippers nella prima di febbraio poteva essere il trampolino di lancio. E invece no. Cadiamo nel buio di nuovo. Sei sconfitte consecutive, di cui 3 (Memphis, Charlotte, New York) con margine di sconfitta tra 1 e 5 punti e perse nel finale, le altre tre, a Washington, Miami e Cleveland meritate. Scivoliamo fino all'undicesima posizione di conference, con un record di 19-21, e siamo alla deadline. Prendo la decisione. Memphis si è fatta avanti offrendo il contratto in scadenza di Marc Gasol e Leuer per Ellis e MCGary. Decido di accettare l'offerta, con il cuore in mano considerato quanto Ellis ha fatto per me, per noi. Non posso comunicarglielo con una telefonata, prendo la macchina e vado a casa sua, a un'ora dalla Big D.

Saluto l'apatica Jenny, confermandogli che non sarei a casa in meno di tre ore. Imboccata l'autostrada mi accorgo di non avere l'iPhone con me, e ora? Meglio tornare indietro. Stizzito ripercorro i pochi chilometri che mi separano dalla mia villetta, e quando entro nella strada mi accorgo che davanti al cancello è parcheggiata una Cadillac Escalade bianca targata Dallas. Non ci faccio troppo caso, ma vedo che sotto la targa c'è un'altra targa personalizzata con scritto "Sudan Prince". Solo una persona può avere quella targa a Dallas, è Luol...proprio mentre penso tra me e me "non capisco", ecco che capisco. Faccio irruzione nella casa senza suonare e la scena che trovo è raccapricciante, di quelle che fanno male solo a raccontarle. E infatti non la racconterò.

"Ecco perchè te Jenny mi dicevi che eri sempre stanca, ecco perchè te Luol non rendevi al meglio in campo...ecco perchè saltavi gli allenamenti dicendo di stare male, e io che ti ho dato sempre fiducia...questa è la paga?? Per uno che ha creduto in te a inizio anno, quando i Bulls hanno deciso di rifondare e non ti volevano piu'? Esci immediatamente da casa mia, e comincia a fare i bagagli perchè a Dallas non ti voglio piu' vedere...quanto a te Jenny, mi hai solo illuso e ti sei presa gioco di me. Vai a spillare soldi a qualcun altro".

I due escono e io sono depresso, la squadra va male, tradito negli affetti, per di piu' da un mio giocatore...accendo la fida Pall Mall e prendo la decisione piu' giusta. Chiamo Cuban.

G: Marc, io non so come spiegartelo ma...ai Grizzlies andava bene anche Deng al posto di Ellis no?
C: Sì, ma perchè privarcene? L'abbiamo firmato quest'anno, darlo via ora significherebbe ammettere di aver sbagliato, andrà via Monta.
G: No Marc, non ti posso spiegare, ma deve andare via Luol, Monta resterà.
C: Non se ne parla. Sono io l'owner e decido io, in questa seconda stagione alla guida della squadra hai deluso, vuoi peggiorare le cose?
G: Ascolta Marc. Tu cedi Deng e io ti prometto che quest'anno arriveremo alle Western Conference Finals. Se falliremo, io lascerò la panchina rinunciando all'ultimo anno di stipendio. Pronto a metterlo nero su bianco.
C: Tu sei un maledetto pazzo. Ci sto, faccio la trade, ma tu non mi deludere. Mi conoscono perchè non concedo mai una seconda occasione a nessuno. Con te non farò sconti.
G: Grazie Marc, prometto che d'ora in poi combatteremo senza sconti.


La mia l'ho fatta. Una follia, siamo undicesimi a ovest e se non raggiungo le finali di conference sono licenziato. Apparentemente una mission impossible, ma è una sfida per leoni. Di quelli feriti, che non si arrendono. La ferita che mi hanno inferto è grossa, non risargirà., ma il modo migliore per sanare un'offesa è restituirla, e piu' profonda.. Caro Luol, te e Memphis finirete all'inferno.

Dopodichè, per scaricare la tensione, accetto un vecchio invito a cena di quando allenavo in Italia e la signorina era compagna di Maxi Lopez... ora, dopo la storia con Icardi, è libera e "motivata"...vi presento Wanda.


sabato 11 gennaio 2014

Ma abbiamo il malocchio?

E' la domanda che coach Gensi si pone dopo i fatti incredibili del mese di gennaio...passi la sconfitta casalinga con i Clippers, ma la riprova che qualche anatema ci è stato lanciato arriva quando Stephen Jackson segna 15 punti nel primo tempo di Bulls-Mavs, va a ritirare la pensione e poi torna sul parquet e ne mette altri 10...ovviamente, sorpresi da cotanto ardire, perdiamo e subiamo il colpo: solo i 41 punti di San Bledsoe da Los Angeles ci consentono di tornare alla W con Portland, ma mica è finita qui eh. Perchè la partita successiva è la trasferta di Oklahoma, dove giochiamo come forsennati volando a +15 a fine terzo quarto. Poi Durant si ricorda che 20 punti sono pochini e decide di prendere fuoco portando tutto all'overtime, dove una tripla del solito Bledsoe ci porta sul +2 a 5 secondi dalla fine. Ed è lì che KD si accorge del terribile errore commesso: 31 punti, 16 rimbalzi, 9 assist...cacchio mi manca un passaggio per fare tripla doppia! E' quello a Westbrook, che confeziona il cioccolatino dall'arco per la vittoria di Oklahoma.

Fin qui ci possiamo anche stare. Anche perchè tutto sembra alle spalle quando vinciamo con Milwaukee, nonostante un Jabari Parker a livelli da all-star (e infatti sarà convocato all'all-star game) prova a metterci i bastoni tra le ruote pure qui. Errore. Perchè il match successivo ci vede in casa con gli odiati Spurs, e l'infamia cade su di noi quando un Danny Green che non si vedeva così da gara 5 delle real finals 2013 spara l'ennesima tripla sulla sirena e regala la vittoria agli odiati speroni. Lancio di oggetti dalle tribune, i tifosi chiedono la mia testa, ma prometto battaglia fino alla fine il giorno dopo nel successivo back to back a Memphis. E infatti è battaglia, peccato che Mike Conley nell'intervallo si mette a leggere le sue stats su wiki con l'ipad e dice...cazzo ma io non ho mai fatto tripla doppia in carriera! Provvedo subito! e pum, ne perdiamo un'altra.

Minacce di morte, in prima pagina su tutti i giornali a Dallas come creatore di un mostro nonostante siamo saldamente in zona playoff. Il riscatto arriverà a Golden State? Ma no. Non bastano 37 punti di Ellis che viaggia a 35.5 di media nelle ultime 5 uscite, no. Ma mica per colpa dei 33+8 di Igoudala eh. Mica per colpa dei 30+10+10 di Steppy Curry eh. Figuriamoci. Solo che tale Ray Allen, ormai quasi quarantenne ingaggiato al minimo salariale dagli Warriors, decide di sopperire all'assenza dello splash brother Klay Thompson ridicolizzandoci con 28 punti, 10 assist e 6 rimbalzi. Stregoneria.

Il momento assurdo sembra finire in concomitanza con le ultime 3 partite del mese: 3 vittorie, in casa con Charlotte e fuori con Sacramento e Utah, e record che dal pareggio torna al 18-15 che ci ri-proietta al quinto seed a ovest. Forse è stata sfortuna, forse è passato tutto, penso guardando la pioggia dal mio caldo studio nel centro di Dallas mentre apro il terzo pacchetto di Pall-Mall della giornata. E, considerata la ritrovata fortuna sportiva, spero tra me e me che tornino a fiorire le cose anche con Jenny, deliziosa biondina conosciuta in off-season a Miami e che ora è la mia compagna a Dallas...è da un mesetto che la vedo stanca, svogliata, dice che non ho mai tempo per lei e che si sta stufando...sospettoso come sono, temo mi nasconda qualcosa, ma ormai lo stress mi ha reso paranoico, non c'è niente di cui preoccuparsi, sicuro...

mercoledì 8 gennaio 2014

Tra i due litiganti il Bledsoe gode

Eh si, avete letto bene, proprio così. Perchè dopo il mese di dicembre e l'entrata nel 2015, mentre i confronti tra Ellis e Stephenson non accennano a spegnersi, il giovane playmaker ex-Clippers trae giovamento dalla situazione ergendosi a star della squadra e entrando nelle votazioni per l'All-Star Game. Eric deborda con 80 punti segnati nelle prime tre gare del mese, tre debordanti vittorie contro Toronto, Indiana e Milkwaukee, ed è uno dei pochi a non cedere nelle brutte sconfitte contro Cleveland, Detroit e Orlando. In quest'ultima, tanto per rimescolare ancora un po' le carte in tavola, Ricky Ledo segna 18 punti col 100% al tiro e arriva inevitabile la richiesta di maggior minutaggio...come se le 40 sigarette al giorno prima di decidere le rotazioni non mi bastassero già.

La discontinutà è il nostro cruccio, vinciamo dai Pellicani, crolliamo in casa con Phoenix, ci rifacciamo coi Magic e devastiamo gli Warriors. Mancano l'ultima sconfitta mensile, ovviamente a stretto raggio di divario con i Timberwolves, e la fantastica partita con i Celtics. Dopo due overtime vinciamo 148-146 una partita persa a 4 secondi dalla fine del primo supplementare, quando la preghiera di uno spento Deng viene accolta da colui che sta lassù...poi nel secondo extra time Ellis (51 punti) chiude la questione. Record di 13-9 e sesto posto a Ovest, bene, si può far meglio, MA c'è una questione che coach Gensi non riesce a risolvere, nonostante i pacchetti di Pall Mall che inesorabilmente affiorano vuoti dal cestino del suo studio...


L'anno prossimo è indecifrabile. Green, Wright e Dalembert libereranno 10 milioni, se NOWITZKI decidesse di non rinnovare lo spazio libero salirebbe a 18...

18 milioni non bastano per una star, ma Anthony e Love senza opzione sono troppo invitanti.
E allora da giorni rimugina l'idea di una trade, sempre ben celata per non destabilizzare i ragazzi.

Siamo in contatto con Portland. Loro ci scaricherebbero i 7,25M di Matthews e i 2,32 di Leonard, entrambi in scadenza,  noi in cambio dovremmo cedergli il rookie McGary e soprattutto colui che mi ha fatto approdare qui. Monta Ellis.

Non nego che ci stiamo pensando. Ellis scadrà l'anno dopo, quindi rischieremmo comunque di perderlo e di sicuro i problemi con Born Ready (che in questo modo partirebbe titolare) destabilizzeranno la sua idea sulla permanenza, oltretutto siamo consapevoli che ci manca qualcosa per fare il salto di qualità. E con i contrattoni quel qualcosa non si riesce a prendere. Chiedo un parere a voi, perchè se facessi la trade (ovviamente alla dead-line) potrei seriamente firmare una o addirittura due star a fine stagione e costruire una squadra da titolo. Ma ciò avrebbe un costo, l'ammissione di aver fallito l'obiettivo di rendere Ellis un vincente.

Con un gran mal di testa, vado all'AA-Center. E' il 3 gennaio, e l'anno comincia con Clippers-Mavs...ma come avrete capito, la partita ora ha relativa importanza.

lunedì 6 gennaio 2014

Signals

L'anno inizia bene. 125-122 per noi nell'opening game con i Kings, ma si vede che la chimica di squadra manca. Decido dunque di mandare i ragazzi a cena fuori tutti insieme per cementare gli animi...
...mai errore fu piu' grande

All'allenamento di scarico del giorno dopo Ellis si presenta con un occhio nero, Stephenson con il naso in polpette. Nessuno parla, finchè il solito Ledo che vuole a tutti i costi leccarmi l'ano per guadagnare qualche minutino non mi rivela che Lance e Monta hanno litigato in quanto l'ex-Pacers ha detto in faccia al mississippi bullet che il posto da titolare sarebbe dovuto essere suo...

L'effetto è devastante, a spogliatoio spaccato perdiamo a Denver, Atlanta e in casa con Miami. Riunione obbligatoria, chiarisco le posizioni urlando in faccia a Lance che finchè le sue mani resteranno quadrate lui non potrà MAI ambire a partire titolare. Stizzito Stephenson chiede la cessione immediata, Memphis si fa viva offrendo Ed Davis, ma noi non cediamo, sappiamo quanto il giocatore può essere importante...

E infatti le risposte sul campo arrivano. Certo, non si vedono i cinque quando Ellis si mette a sedere per Lance oppure Stephenson disegna un cioccolatino per Monta, ma fatto sta che ne vinciamo 5 in a row: in casa con Brooklyn, con autorità a Toronto e Boston, Philadelfia e soprattutto a Portland. Quest'ultima è una grandissima soddisfazione, perchè scacciamo i fantasmi degli scorsi playoff e dimostriamo che i miglioramenti ci sono stati, eccome. La striscia si interrompe nell'ultima partita mensile in cui perdiamo in casa con dei Thunder irreali, ma è una di quelle sconfitte che fa bene, perchè insegna a non montarsi troppo la testa.

Record di 6-4, positivo, lanciamo segnali importanti, ma la situazione a dispetto di parole al miele non è così rosea. Lo spogliatoio non è tranquillo, e il talento è nulla senza il controllo...i real-Lakers dell'anno scorso insegnano molto a riguardo.

Il coach.

sabato 4 gennaio 2014

Calendario infame

Nemmeno è iniziata la stagione e già coach Gensi si lamenta verso la lega:

"non è possibile che per una squadra come noi, che potrebbe essere in ballo fino alla fine, nell'ultimo mese dobbiamo affrontare un back to back to back to back (4 partite in 4 giorni) e successivamente, con solo un giorno di riposo, ancora un'altra partita! Il calendario infatti ci vedrà affrontare i lakers il 21 aprile, gli Spurs all'AT&T Center il 22, ancora i Lakers il 23 e i Suns il 24...come se non bastasse il 26 giochiamo in casa con i Jazz! Se a qualcuno la in alto siamo scomodi e volete toglierci di mezzo fate pure, ma noi daremo battaglia fino all'ultimo...e sì, quel silver lì, ha una faccia che non mi piace..."

venerdì 3 gennaio 2014

Non c'è trippa per gatti?

E' una domanda che coach Gensi si pone fin dall'arrivo della notizia...non solo a Miami si decide di esercitare l'opzione del BIG THREE, ma los amigos firmano un contratto a lungo termine che li porterà per 4 anni ancora ai vertici dell'NBA, con buona pace della luxury tax...non solo, stelle come Anthony, Irving, Bynum (?) a discapito dei risultati poco lusinghieri della passata stagione vengono tutti trattenuti dalle proprie franchigie...per noi purtroppo si svincolano Marion, Crowder, Harris, Carter, Blair, Mekel e Bernard James, apparte Shawn che cmq rifiuta di rifirmare tutti infuriati. Resta invece il fido Dalembert, con un contratto ridicolo da 1,46M.. La sua funzione sarà la stessa, difesa, rimbalzi e tanta sostanza nonchè ruolo di chioccia per la nostra scelta al draft: con la scelta n° 19 al primo giro infatti prendiamo il miglior centro rimasto, Mitch McGary da Michigan State, che per caratteristiche ricorda molto il caraibico. Al secondo giro invece ampliamo il reparto ali piccole con Alonzo Tate, da Vanderbilt, giocatore perimetrale con un buon tiro da fuori e una discreta velocità.

Veniamo alla free agency. Come detto carne al fuoco ne è rimasta poca, e dobbiamo muoverci secondo i criteri del "riprendere chi abbiamo perso" prima di tutto. E la mancanza principale è quella di un 3, inevitabile quindi la firma di un giocatore che ho sempre amato a prescindere dalla fede cestistica, per l'impegno e la dedizione che ci mette in campo. Una chiamata rapida e arriva dai Bulls LUOL DENG


Ma non è certo tutto. Il problema principale della stagione precedente è stata la difesa, e sentivamo il bisogno di un altro giocatore compatto e che assicurasse la sua presenza in tutto il parquet. In molti in free-agency l'hanno snobbato, persino coloro che l'hanno portato a un passo dall'essere un grande giocatore. Ma la sua completa maturazione arriverà da noi, signori e signore, LANCE STEPHENSON!






Fin qui direte, tutto troppo normale per Coach Gensi...uno che non bada al sodo, che non ha paura di scommettere e soprattutto di ammettere gli errori dopo una scelta sbagliata...e allora, oltre a integrare, decidiamo di cambiare. Calderòn, Ellington e una prima scelta al draft fanno le valigie e si accasano a Phoenix, da dove arriva Gerald Green per assicurare spinta dalla panchina. Oro che cola a Phoenix che così completa il reparto guardie e aggiunge un tassello fondamentale alla cabina di regia, ove dopo la free agency era venuto a mancare Bledsoe, ambito playmaker in quanto prospetto migliore tra i contratti scaduti nel 2014. Volete sapere dov'è andato Eric??
...Pensate che non avessi voglia di giocare d'azzardo prendendo un giocatore che ancora non ha dimostrato nulla, se non di POTER fare tanto??

Ebbene sì, le chiavi della squadra le abbiamo affidate proprio all'ex-clippers
Per me è una scommessa, l'ennesima, ma neppure tanto. Anche se dovesse fallire, Eric ha molta stima nella lega e ottenere merce di scambio pregiata sarà molto facile...





mercoledì 1 gennaio 2014

This is the end

Coach Gensi è appena rincasato nella sua abitazione di Dallas. Niente e  nessuno potranno fargli scordare le facce dei tifosi che fino all'ultimo, in quella gara 6 all'AA-Arena, hanno applaudito i loro beniamini. Ma è finita. Nel modo peggiore, dopo una gara 3 che sembrava averci lanciato definitivamente alla conquista della serie. E invece no,
gara 5 è fatale, soprattutto per il modo in cui l'abbiamo persa. In vantaggio 99-92 a 4 minuti dalla fine andiamo in crisi nera e non riusciamo piu' a segnare, Aldridge e Robinson non si tengono e chiudono 107-102 . L'inizio della fine.
Gara 6 all'AA-Center è una bolgia, ma fin da subito capiamo che saremo vittime. -10 all'intervallo, ma appesi a un filo che si strappa definitivamente nel terzo quarto in cui scivoliamo fino a -20. Il quintetto Lillard-Matthews-Batum-Robinson-Aldridge segna 106 punti, noi proviamo in tutti i modi a rientrare, buttiamo il cuore oltre l'ostacolo, torniamo anche a -10, ma non basta. Portland è una macchina in attacco e ci segnerà addirittura 134 punti (con i nostri 120 avremmo vinto qualsiasi altra gara della serie). Non basta un Ellis eroico, dopo l'upset a Oklahoma City una città intera aveva cominciato a crederci. E ora la delusione si annusa, aspra, nell'aria. Ma ci sarà tempo. La free agency è ricca di ottimi giocatori che potranno far rifiatare i nostri veterani che, con tutto l'impegno che ci hanno messo, non hanno potuto far fronte a RIP City sul piano fisico e del fiato. Dirk, non temere. Te lo rimetterai, al dito, quell'anello.

Con lo stesso punteggio gli Spurs liquidano Houston mentre Chicago e Miami superano Indiana e Washington. Un Rose sottotono provoca lo SWEEP dei Bulls in finale a est, con LeBron che nella gara 4 finale fa 41+10+12. A ovest, i Blazers portano San Antonio fino a una gara 7 bellissima persa solo all'overtime. E, tanto per continuare con le congiunzioni del destino, si replica quindi la finale 2013. E' l'ultima occasione per San Antonio, che come l'anno prima batte subito in gara 1 Miami. Ma il finale sarà diverso: San Antonio vince addirittura 4-1, mandando a casa LeBron e chiudendo il ciclo del trio Parker-Duncan-Ginobili con l'ennesimo anello. Un immortale Duncan MVP delle finali con 21 punti e 9,5 rimbalzi di media. Ma ciò puo' voler dire una cosa: siamo sicuri che LeBron e Wade abbiano ancora voglia di stare a Miami??

Onore delle cronache per Barnes, Nash, Pierce, Garnett, Terry e Fisher che si ritirano. I due ex-celtics e Steve Nash entrano, a ragione, nella hall of fame di tutti i tempi.

Per noi la delusione, di una stagione iniziata male, proseguita alla grande ma terminata proprio come non volevamo. Forse era il nostro limite, ne siamo consapevoli. Ma quando sei vicino a un grande obiettivo, anche se hai già dato tutto, fermarsi fa sempre male...