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venerdì 27 giugno 2014

La consegna degli anelli

Non proprio il tuo classico inizio di stagione. Quando alziamo il trofeo di campioni NBA, al FedEx Forum, davanti a noi ci sono gli Heat. Gli Heat vogliono dire LeBron James, vogliono dire Dwyane Wade, ma soprattutto vogliono dire Vasilje Micic. E chi è, direte voi? E' un ragazzo slavo al terzo anno, draftato da Miami nella stagione successiva alle Finals perse e del three peat mancato (proprio come nella realtà...). Marcito in panchina per due lunghissime stagioni, alla sua prima partita nello starting five stampa 32 punti con 13-16 dal campo. E soprattutto stampa la tripla che regala il +1 a Miami a 10 secondi dalla fine. Un inizio peggiore non ci poteva essere, ma noi a perdere subito non ci stiamo, e quando non ci stiamo non sentiamo ragioni. Butler ci regala l'ennesima gioia con il game winner dal gomito che ci consente di iniziare la stagione con una vittoria. Una? Ma nemmeno per sogno!
In estate qualcuno disse, giustamente visto i risultati ottenuti, che ci sarebbero mancate le motivazioni, ma noi lo sbugiardiamo subito con il clamoroso filotto che inanelliamo nel primo mese di Regular Season. Battiamo in serie i sempre pericolosi Warriors, dei rinnovati Hawks che schierano un quintetto da paura con Jennings, Ellis, Wiggins, il sophomore Coleman e Horford, espugniamo lo United Center di un Rose sempre piu' da solo sull'isola (28 punti, ma unico in doppia cifra) e chiudiamo novembre regolando i Clippers in casa. Five on Five e primo posto della Western Conference già raggiunto, per di più in solitaria. Beh, per tener fede al mio istinto leopardiano, si spera solo che, posto che nelle passate stagioni abbiamo sempre iniziato la stagione in crescendo, quest'anno non finisca in calando...

Miami Heat @ Memphis Grizzlies 98-99 (Micic 32 | Butler 25)
Golden State Warriors @ Memphis Grizzlies 94-100 (Curry 21, 10 assist | Conley 26, 10 assist)
Atlanta Hawks @ Memphis Grizzlies 85-96 (Ellis 24 | Conley 22)
Memphis Grizzlies @ Chicago Bulls 97-91 (Conley 17, 10 assist | Rose 28)
Los Angeles Clippers @ Memphis Grizzlies 87-94 (Paul 28 | Conley 27)

martedì 24 giugno 2014

Ripartiamo

Three peat. Lakers '52-'54 e '00-'02, Bulls '91-'93 e '96-98', ma soprattutto i Celtics che...no, loro di titoli ne hanno vinti otto in fila. Record che sarà impossibile da battere probabilmente per tutta la storia dell'NBA, con la piu' classica delle motivazioni: erano altri tempi. Ma noi quei Bulls e quei Lakers li vogliamo raggiungere. Due franchigie big market, a cui ricchi portafogli sono collegati praticamente dalla loro nascita. Noi, invece, questi due titoli li abbiamo raggiunti con programmazione e quell'occhio alle spese tipico dei self-made managers di cui la capitale del Tennessee strabocca. E con lo stesso metodo vogliamo raggiungere quel terzo che ci renderebbe definitivamente una dinastia. Perchè provare a cambiare un ingrediente se il piatto è buono? Nessuno lo saprebbe dire, e infatti nemmeno noi cambiamo ingrediente alcuno. Ne aggiungiamo solamente. Arriva, dalla free agency, il centro JJ Hickson, giocatore che potrà dire la sua sotto canestro e a rimbalzo e rinforzare un reparto lunghi a tratti deficitario nella stagione scorsa.. Arrivano, dal draft, un ala piccola (Basturk) e un playmaker (Johnny Norris), ma soprattutto arriva dal draft un'inaspettata steal. Con la scelta numero tredici ottenuta dai Jazz nell'affare Gasol, selezioniamo la giovane guarda Luther Powers, 22 anni e 71 di overall, giocatore molto simile, se devo fare un paragone con qualche "conosciuto", a Monta Ellis,  con ottime doti offensive sia nel piazzato che nell'andare al ferro e, d'altra parte tutto non si può avere, telepass clamoroso in difesa. Ma ci serviva, perchè dietro Jimmy Butler né un Allen invecchiato e all'ultimo anno di contratto né Jamaal Franklin potevano darci le sufficienti garanzie. La squadra resta pressochè la solita, le ambizioni pure. Ma nei giornali locali l'interrogativo è solo uno: coach Gensi ha ancora voglia di restare alla luce dei riflettori di Memphis? La pressione è tanta e le offerte delle altre squadre cominciano ad arrivare sul tavolo...

sabato 21 giugno 2014

Let's go party hard!


Questo non è stato un anno di grazia. Nella stagione precedente noi, Memphis, i ragazzi, avevamo vissuto insieme un cammino terminato con il coronamento, a sorpresa, del grande sogno. Quest'anno non è stato assolutamente così. Gli stravolgimenti, necessari per mantenere la continuità, ci hanno portato a faticare nella prima parte di regular season, a doverci affidare a prestazioni super dei singoli per farci strada in regular season. Difficoltà che sembravano superate con il finale di stagione e lo sweep al primo turno contro i Nuggets. Niente di piu' sbagliato. Due volte su due sotto 3-1 nelle successive serie, due volte su due legati ai binari con il treno in arrivo. Due volte su due siamo riusciti a tagliare la corda, mostrando carattere, abnegazione, mostrando al mondo il concetto secondo il quale non è finita finchè non è finita, anche se siamo ormai all'ultimo secondo prima di essere inghiottiti nel vuoto. Due miracoli che ci portano dritti dritti alle seconde finals consecutive, contro un avversario a sorpresa. I Magic, sognatori come lo eravamo noi l'anno scorso, emersi da metà classifica e protagonisti di un clamoroso cammino quando le partite hanno cominciato a contare davvero. Ma niente, il Davide contro Golia per una volta premia i giganti. E i giganti siamo noi. Inutile dilungarsi in cronache boriose, siamo nuovamente campioni, con un secco 4-0 senza storia, portato da 4 partite in cui non abbiamo mai vinto con un margine inferiore ai 15 punti (gara 4). Conley ancora MVP delle finali, noi definitivamente sull'Olimpo. Olimpo a cui siamo arrivati partendo dal nulla, da una squadra a fine ciclo, che sembrava aspettasse solo la rifondazjone. E invece, prima della rifondazione, è arrivato il primo titolo. Ora, a squadra ormai ricostruita, il secondo. Beh, ragazzi, devo dirvi una cosa. Io credo che nella vita si debba sempre puntare a raggiungere un obiettivo. E, per quanto possa farci soffrire o essere duro, la fase piu' bella sono proprio i tentativi adoperati per raggiungerlo. Quando si è completamente soddisfatti della propria vita, ecco, è in quel momento che dobbiamo cercare nuovi stimoli. Sedersi su quello che si ha ti fa inizialmente felice, poi rischia di farti cadere nel limbo di chi ha tutto e si rende conto di non avere, in realtà, niente. E in questo momento coach Gensi ha tutto. Ma la voglia di porsi nuovi limiti è sempre piu' forte...

martedì 17 giugno 2014

Al sole della Florida

Al sole della Florida ci sono tante di quelle cose che, a raccontarle tutte, ci metteremmo piu' di qualche giorno. Belle ragazze, bel mare, un gran sole, tentazioni a non finire. Sale giochi, casinò, feste, eventi mondani, i VIP dell'America e non che si riuniscono sotto le palme a godersi il meritato relax. E poi, sotto il sole della Florida, ci sono due franchigie. I Miami Heat, belli e dannati, con le loro stelle che per due anni consecutivi hanno vinto il titolo NBA prima che il duopolio Thunder-Grizzlies spostasse le sorti della lega a ovest, e gli Orlando Magic, squadra molto meno band-wagoned e sicuramente molto meno forte dal punto di vista tecnico. Ma, ormai l'abbiamo imparato, il tasso tecnico non è niente senza il controllo mentale. Ed è proprio la franchigia della mitica Orange County ad abbattere, nel piu' classico dei confronti, i Miami Heat e a presentarsi da sorpresa assoluta alle finali NBA. La piu' bella delle favole, il lillipuziano che batte il gigante e si trova a un passo da quell'orizzonte che sembrava non potersi avvicinare mai. Ma non tutte le favole hanno un lieto fine. Lo hanno tutte quelle che si raccontano ai bambini, ma noi bambini non siamo piu', e a "The City Beatiful" i tifosi "magici" devono arrendersi all'amara verità. Si torna in Tennessee sul 2-0 Grizzlies.

lunedì 16 giugno 2014

in riferimento a quanto accaduto sull'altro lido...

Ora onestamente che chiudano tutto perche si parla di basket quando negli altri thread parlano del cavolo che gli pare mi fa infuriare...non so se qualcuno di voi bazzica ancora li ma ho una gran voglia di cancellare tutto e chi vuole scaricar la roba vada su nlsc....baaaah...

sabato 14 giugno 2014

L'inerzia di una serie




Un fischio la può cambiare una partita, eccome. Può anche deciderla. E' il caso di gara 7 delle West Finals NBA. Una partita giocata al sangue da tutte e due le squadre, una sfida non a chi è piu' forte, ma a chi sa gestire meglio la pressione. E chi non l'ha saputa gestire è Serge Ibaka, leader difensivo e silenzioso di una squadra che, a fine terzo quarto, era vicinissima al bersaglio grosso delle finals NBA. Poi, appunto, il maledetto fischio. Sesto fallo, il congolese esce. Chi entra finalmente in partita è Paul Millsap. Dieci punti consecutivi dieci, in faccia al luogotenente Perry Jones III schiaffato lì, nel momento decisivo, a farsi irridere dalla piu' grossa delusione della stagione Grizzlies, uno che potrebbe spaccare il mondo e che, quando regala queste delizie tecniche, è nettamente uno dei 3 power forward migliori dell'NBA. Ma non è il momento di parlare di lui, è il momento di parlare di noi. I Thunder non si riprenderanno piu' dalla botta, buttando via una serie che a 2.9 secondi dalla fine di gara 6 sembrava loro. Che sembrava loro alla sirena di gara 4. Che è sembrata loro per gran parte delle 7 partite di cui si è composta, ma che alla fine gli è scivolata lentamente  di mano. Per passare nelle nostre, criticati, abbattuti, demoralizzati. Ma mai domi. E ora è arrivato il momento della grande occasione, quella di ripetere quello che già abbiamo fatto l'anno scorso. L'ultimo
ostacolo da superare è insidioso, perchè non lo conosciamo abbastanza. La maledizione dei Miami Heat continua, il big three cede in casa gara 7 agli Orlando Magic, che dall'oblio si trovano catapultati in finale NBA. Victor Oladipo, Arron Afflalo, Maurice Harkless, Tobias Harris, questi i nomi caldi. Nomi che non diranno niente, ma contro una squadra simile (i 76ers dell'anno scorso) i miei Suns si fecero beffare proprio in finale NBA. L'ho permesso una volta, non voglio che succeda di nuovo. Ci sentiamo pronti a raggiungere di nuovo questo grande obiettivo. Mancano solo 4 vittorie per farlo.

giovedì 12 giugno 2014

2.9




Ci hanno tenuto sulle spine per tutta la partita, prima che Jeremy Lamb con una tripla e un 2+1 portasse i suoi Thunder al +6 (100-94) con soli due minuti da giocare, guardandoci sornione come a dire "è finita". La carta della disperazione, nel nostro penultimo timeout, è Dante Exum. E lui, in quella che potrebbe essere la sua ultima partita in questa maglia, tira fuori il meglio per coloro che lo hanno portato sul grande palcoscenico. Fallo e canestro, rubata e schiacciata in contropiede. Un minuto dalla fine, +1 Thunder palla in mano. Ci è voluto così poco per allontanare il silenzio, adesso ci credono tutti. Ci credono tutti anche quando Westbrook segna, +3 ospite con 40 secondi da giocare. Palla a Conley, pick & roll con Millsap, esce dai blocchi il Gallo. Mike ci vede lungo e scaglia un proiettile nella sua direzione. Proiettile che diventa una delicata rosa quando la retina si agita, 30 secondi dalla fine, un'arena che esplode, il canestro del 105-105. L'inerzia che sembra tornare dalla nostra, ma la palla in mano a LORO, si sentono scandire solo 3 sillabe: DE-FE-NSE. Si prende la responsabilità Westbrook, Conley su di lui con gli occhi di chi non gli vuole lasciare nemmeno un centimetro, five to shoot, Russell penetra ma Mike non cede, sembra che la palla stia per arrivare nelle nostre mani quando lo #0 dei Thunder vola in cielo e schiaccia in faccia a Conley per il +2. Il silenzio torna nuovamente a scendere rapido come la nebbia. Mai come stavolta ci siamo sentiti così vicini alla sconfitta. Mai come stavolta lo siamo stati. 2.9 da giocare, la flebile possibilità di mandare ai supplementari la partita. Ma già dal timeout si capisce che comunque vada, siamo sconfitti. Troppo, troppo stanchi per reggere altri 5 minuti di partita. Siamo alle corde. E allora ci giochiamo tutto, rischiando di tornare col niente in mano. Millsap palla in mano per rimettere, l'arbitro fischia, Hawes porta il blocco da cui esce colui che solo pochi secondi prima, con le istant photos scattate del suo poster subito da Westbrook, sarebbe potuto essere il simbolo della nostra eliminazione. Conley riceve e spara lì, dai suoi amici 7,25m, quelli da cui ha punito 13 volte nella gara dei 54 punti, quella del record NBA infranto. Gara 7.



martedì 10 giugno 2014

We are alive



D'orgoglio. L'unico modo per spiegare ciò che facciamo in gara 5 è la parola orgoglio. I campioni in carica non possono uscire 4-1 da una serie, come già detto una figuraccia come quella dei Mavs2012 non la volevamo fare. Forse meno forti come collettivo, ma di sicuro coriacei come la squadra che l'anno scorso ha vinto e che porta l'anello al dito. I Thunder ci sottovalutano, prendono la partita con troppa sufficienza e, a parte il Dynamic Duo, entrano sul parquet distratti e svogliati. Noi ne approfittiamo, piazzando tra il secondo e il terzo quarto il break che ci fa prendere definitivamente il volo. Nell'ultimo periodo KD e Russ riposano, pronti per abbatterci definitivamente in gara 6, in un parquet amico in cui però in questa serie non siamo ancora riusciti a vincere. Loro, invece, ci entreranno con la consapevolezza che un'eventuale gara 7 si giocherebbe comunque alla Chesapeake Arena. Ma, l'avrete capito, finchè la loro casella non dice "4" noi ci sentiamo in corsa.

domenica 8 giugno 2014

Dramatic






Clamoroso. Come se stessimo camminando sulla Grande Muraglia Cinese e questa franasse sotto i nostri piedi. Le  certezze che avevamo se ne vanno nel giro di due gare. Il ritmo della serie cambia a Memphis, e cambiano anche i risultati. I Thunder ci freddano due volte su due, con pochi, mirati colpi al nostro cuore e alle nostre ambizioni. Due partite speculari, vissute sul filo dell'equilibrio e risolte da una zampata degli ospiti nel finale. Due partite in cui ci sentivamo relativamente in controllo, prima di accorgersi canestro dopo canestro che il filo visivo dell'obiettivo da raggiungere stava lentamente scomparendo all'orizzonte. Tra  noi e loro era sempre stata una rivalità tra stili di gioco diversi, le fortissime individualità di OKC contro il nostro pragmatismo. Ora, con l'acquisto di Beverley e lo spostamento di Westbrook a shooting guard, hanno forse trovato il quadrato sia a livello difensivo che a livello di fluidità di gioco. Sono diventati squadra, e se una franchigia con quella tecnica individuale riesce a giocare di squadra non ce n'è davvero per nessuno. Neanche per noi. Gara 5 in Oklahoma sembra solo la celebrazione del nostro funerale, e la possibilità, per i Thunder, di giocarsi il titolo in un remake del 2012 contro i Miami Heat che sono sul 3-2 contro la sorpresa Orlando Magic. E' fatta per entrambe le franchigie. O no?

giovedì 5 giugno 2014

Battling in OKC






Strane, stranissime. Le prime due partite delle Western Conference Finals tradiscono ogni aspettativa. Ci si aspetta due match aperti, vivaci, e invece tra Grizzlies e Thunder regnano paura e difesa. Ci dividiamo la posta, perdendo gara 1 con un Ibaka sugli scudi e vincendo gara 2 ribaltando, almeno momentaneamente, il fattore campo. Ma ciò che colpisce di piu' sono i punteggi: 93-79 gara 1, 85-80 gara 2. Abbiamo evidenti limiti offensivi, faticando abbastanza a costruire tiri decenti, e solo la confusione dei Thunder (si sente che hanno cambiato il quintetto....) ci ha permesso di portarne via una. Oklahoma gioca con un quintetto di lusso: Beverley, Westbrook, Durant, Ibaka e il cresciutissimo Adams. Dalla panca Jackson, Beaubois, Lamb, Perry Jones e il rookie Dekker. Ma se ne abbiamo portata a casa una, è perchè loro non hanno sentito l'odore del nostro sangue. In certi momenti siamo stati vulnerabilissimi,  mostrando i limiti della serie vinta a bruciapelo con i Rockets in maniera forse ancora piu' marcata. Loro non sono riusciti ad approfittarne, ma il mio timore è che a differenza nostra loro sembrano sempre sul punto di esplodere, di farci mangiare la polvere. E ciò diventa un problema in vista delle due gare al FedEx Forum. Due gare che valgono la stagione. Abbiamo MOLTA piu' paura dell'anno scorso, e questo è un male. Perchè quest'anno abbiamo l'anello al dito, l'anno scorso non eravamo niente. Non so se è solo la pressione, ma siamo consapevoli che, dovessimo perderne anche solo una in casa, sarebbe durissima ribaltare nuovamente i pronostici. Al momento siamo in vantaggio, siamo favoriti ma....occhio!!

martedì 3 giugno 2014

Win or go home



It's over. IT'S OVER!! West Finals again!! A questa gara 7 ci eravamo arrivati ai limiti del terrorizzato, messi in ginocchio da dei Rockets che davvero non ci aspettavamo. Ma quando ogni canestro conta davvero tanto, Harden & Co si spengono mentre noi teniamo in controllo la situazione e riduciamo in gelatina i Texani. L'errore dei Rockets? Troppe responsabilità a un Isaac Canaan in netta parabola discendente dopo gli exploit di gara 1 e gara 2. L'1-15 dal campo del giocatore al terzo anno è l'ago della bilancia della serie, il contributo della nostra panchina (Franklin e Davis 22 punti in 2 con 9/10 dal campo) il pesetto ulteriore che sbilancia il computo di queste West Semis verso di noi. Non c'è assolutamente partita e i brutti sogni vissuti in queste 6 partite sembrano volare via lontano dalle nostre meningi. Ma solo per farne posto ad altri. Le West Finals ci vedono contrapposti a dei Thunder che vogliono vendicare assolutamente lo smacco dell'anno scorso, con un KD da 40 punti di media nella serie vinta 4-2 contro i Pelicans. Il vantaggio del fattore campo dalla loro, attacco contro difesa. L'attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite. Di biglietti venduti siamo sicuri che ce ne saranno tantissimi sia a Oklahoma che a Memphis, di partite vinte per noi non sono sicuro quante ce ne saranno. Ma puntiamo quel 4 come se fosse l'ultimo obiettivo da raggiungere nella vita. Altrimenti, entreremmo in una situazione paradossale. Un ciclo in realtà mai aperto che rischia di chiudersi prematuramente. Vogliamo fare la figura dei Mavs 2012 o quella degli Heat 2013? Sta solo a noi dirlo.

domenica 1 giugno 2014

Una per uno non fa male a nessuno




Ce la siamo nuovamente vista brutta. Abbiamo rischiato di salutare in anticipo la stagione, e invece ci giochiamo tutto nel tie-breaking game del FedEx Forum. Vinciamo sì gara 5, ma tremiamo per tutto il quarto quarto giocato punto a punto, in un atmosfera surreale ove l'unico rumore che si sentiva era il pallone che sbatteva sul parquet. Ma ne usciamo provati, troppo. I Rockets sentono nuovamente l'odore del sangue e ci azzannano ferocemente nella loro ultima possibilità, gara 6 al Toyota Center. Ci massacrano come non ci succedeva dalla prima stagione, quando prendevamo scoppole clamorose da chiunque. Per la prima volta ci sentiamo totalmente fuori dalla gara, fuori dai giochi, fuori da tutto. Ci prendiamo 20 punti senza fiatare, con un Harden rifinitore ed ispiratore. Usciamo a testa bassa, senza nascondere il timore di perdere dinanzi al nostro pubblico. Ma con la sensazione di essere riusciti a tirare un po' il fiato, sicuramente più di loro che hanno giocato con i titolari fino alla fine. Chi perde la prossima, esce. Non se lo meriterebbero, e credo che non ce lo meriteremmo nemmeno noi. Non mi sento però scaramantico e voglio dire che partiamo fortemente favoriti.